“Dottoressa mio figlio non vuole mai fare i compiti e quando io o il papà ci mettiamo lì con lui per ore lui se le inventa tutte, scappa, si distrae, piange e finiamo per litigare. Inoltre il giorno dopo tutti gli sforzi sembrano essere stati vani perché non ricorda più niente. Non ce la facciamo più”.

Molti bambini e ragazzi hanno un cattivo rapporto con i compiti a casa e spesso quando si avvicina l’ora di mettersi sui libri vengono fuori comportamenti problematici.

Fughe, lamentele, pianto. Questi comportamenti possono metterti molto in difficoltà come genitore e farti pensare moltissime cose.

“Lo fa apposta”

“Non gli interessa nulla della scuola”

“è pigro”

“Non riesco ad aiutarlo in nessun modo”

In questo articolo voglio fornirti alcune informazioni sulla funzione dei comportamenti problematici che forse potranno aiutarti a comprendere meglio il comportamento di tuo figlio e reagire in maniera costruttiva.

I comportamenti problematici chiamati in letteratura anche comportamenti di sfida sono comportamenti che il bambino mette in atto e che si discostano dalle richieste dell’ambiente e dalle aspettative dell’adulto. Tale diversità rischia di farci arrabbiare o spaventare molto come adulti che ci troviamo d fronte ad un comportamento apparentemente esagerato inspiegabile e imprevedibile.

Tale tipo di comportamento ha invece una importante correlazione (non sempre facile da notare) con cosa accade prima e cosa accade dopo.

Vediamo un esempio

Mamma Francesca dice a Marco di spegnere la TV e iniziare a prendere il quaderno di matematica. Marco non si muove. Allora la mamma gli ripete “Marco sbrigati prendi il quaderno di matematica”. Marco si alza e prende il materiale. Ma gli manca sempre qualcosa, prima la matita poi la gomma poi il libro e Marco si alza continuamente per andare a recuperare tutto ciò che gli serve, cosa che lo rallenta non poco nell’esecuzione dei compiti e fa arrabbiare tantissimo mamma Francesca.

Cosa sta succedendo a Marco?

Probabilmente non è svogliato né pigro, ma sta cercando di gestire una richiesta difficile.

Marco quindi usa questi comportamenti per gestire una situazione complessa e delle emozioni sgradevoli.

Per molti bambini con Disturbi Specifici dell’ Apprendimento il momento dei compiti a casa è un momento critico della giornata:

Fare i compiti li mette di fronte alla frustrazione e al fallimento e non sempre un bambino ha le risorse emotive per regolare queste emozioni. Inoltre avere un disturbo specifico dell’apprendimento implica non aver un pieno controllo metacognitivo e dunque non avere abbastanza risorse per organizzare il materiale in modo efficiente, non riuscire a riflettere sui propri processi cognitivi come  memoria e l’attenzione.

Il risultato sono pomeriggi e nottate passate a studiare, quaderni disordinatissimi e fitti di errori ortografici,  scarsi risultati scolastici e molto stress per i genitori e per il bambino.

Cosa fare?

È importante chiarire a cosa sono dovute tali difficoltà tramite una valutazione e attraverso il dialogo con il bambino, quando possibile, e con le insegnanti.

Grazie alla valutazione emergeranno punti di forza e aree di miglioramento dell’apprendimento del bambino. Il professionista progetterà un trattamento su misura per il bambino predisponendo strumenti compensative e misure dispensative adeguate.

Inoltre affinchè il bambino acquisisca un buon metodo di studi potrà essere affiancato da un tutor dell’apprendimento.

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